Il settimanale geopolitico n.25, 29 giugno
La Guerra tra Israele e Iran giunge al termine con un cessate il fuoco. I paesi della NATO promettono di spendere i 5% del PIL in difesa. Il Pentagono propone un budget di mille miliardi di dollari.
Si conclude la Guerra Israele-Iran: dalla rappresaglia iraniana al cessate il fuoco di Trump
Si è conclusa la Guerra Israele-Iran con il raggiungimento di un cessate il fuoco ottenuto subito dopo la rappresaglia Iraniana contro la base americana di al-Udeid in Qatar. Ciascuno dei 3 principali attori coinvolti nelle ostilità, Israele, gli Stati Uniti; ha dichiarato vittoria, e lo spettro di una guerra regionale sembra essere stato (nuovamente) scongiurato. Ma le premesse che hanno portato allo scoppio della guerra rimangono irrisolte, e le premesse per far ripartire i negoziati tra Teheran e Washington sono fragili. L’esito della guerra è uno status quo ante bellum.
Summit NATO: approvato alla (quasi) unanimità l’obiettivo del 5% del PIL in difesa
Conclusasi (per ora) la debacle mediorientale, l’attenzione ritorna in Europa, dove al summit della NATO tenutosi dal 24 al 25 all’Aia, i paesi membri dell’Alleanza Atlantica hanno concordato alla (quasi) unanimità l’obiettivo di spendere il 5% del PIL nella difesa entro il 2035. Il piano proposto prevede la divisione dell’onore della spese in due ambiti: un 3,5% del PIL dovrà essere destinato a spese strettamente difensive, e un 1,5% in spese “correlate” alla difesa.
L’ultimo resistente alla “Linea Trump“ sulle spese per la difesa è la Spagna. Il PM spagnolo Sanchez ha infatti dichiarato che il paese iberico raggiungerà al massimo il 2,1%, come stabilito dalle Forze Armate spagnole. Dietro al “No“ categorico del politico socialista spagnolo, c’è sia la volontà di non tagliare le spese del welfare per aumentare quelle della difesa, ma anche la necessità di tenere stabile il Governo, che si regge sul sostegno dei partiti di estrema sinistra e pacifisti. La risposta del Presidente americano all’insubordinazione spagnola è stata dura, ma tipicamente trumpiana: “Imporremo il doppio dei dazi“.
Una menzione speciale va all’Italia, che ha deciso di includere la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, definito dal Ministro dei Trasporti Matteo Salvini come “strategica per la difesa europea e della Nato”, nel 1,5% di spese correlate alla difesa.
Lasciamo qui la classifica dei paesi NATO per impegno nel raggiungimento dell’obiettivo del 5% in difesa secondo Politico.
“Cessate il fuoco a Gaza la prossima settimana“: sistemato l’Iran, Donald Trump ritorna sulla Palestina
Ritenendo di aver sistemato la questione iraniana, Trump punta ora a mettere la parole “fine“ anche alla guerra in Palestina. In una conferenza stampa nello Studio Ovale, il POTUS ha dichiarato che un (nuovo) accordo per un cessate il fuoco a Gaza sarà pronto entro la prossima settimana. Il raggiungimento di un fantomatico cessate il fuoco coinciderà con l’arrivo di Ron Dermer, il principale consigliere di Netanyahu, a Washington per discutere della Palestina e dell’Iran.
Dopo aver rilasciato questa dichiarazione ottimista, il giorno dopo Presidente americano ha pubblicato un post sul social Truth, dove condannava il processo attualmente in corso in Israele contro Netanyahu (una “caccia alle streghe politica“), definiva il PM israeliano un eroe di guerra, e lanciando infine il grido “lasciate andare Bibi, ha un grande lavoro da svolgere!“.
Il sostegno espresso da Donald verso l’amico Bibi sembrerebbe far parte di un piano più grande per ridisegnare un nuovo assetto mediorientale. Piano che sarebbe stato posticipato dall’aggressione israeliana all’Iran. Secondo il quotidiano israeliano Israel Hayom, il progetto del tycoon americano prevede:
La conclusione della guerra a Gaza entro 2 settimane, con la contemporanea liberazione degli ultimi 50 ostaggi rimasti, la messa al bando di Hamas, e la creazione di un’amministrazione della Striscia di Gaza che coinvolgerà 4 stati arabi (Egitto e Emirati Arabi sono compresi tra questi).
La distribuzione della popolazione palestinese della Striscia in vari paesi.
L’allargamento degli Accordi di Abramo per coinvolgere più stati arabi nel riconoscimento di Israele, in primis l’Arabia Saudita ma anche la Siria post-Assad.
Il ritorno di Israele al sostegno di una soluzione dei due stati.
Il riconoscimento degli USA della sovranità israeliana nella Giudea e nella Samaria.
Mille miliardi per difendere gli USA: Il budget del Pentagono per il 2026
Rimanendo sempre sul tema delle spese in armamenti, anche l’America punterà ad aumentare il suo budget della difesa per “guidare con l’esempio“ gli alleati Europei. Il Dipartimento della Difesa americano ha rivelato il suo piano di bilancio per l’anno 2026, pari a $961.6 miliardi di dollari. l’obiettivo ricercato da Trump di un budget della difesa pari a mille miliardi di dollari.

“Questo budget della difesa storico dà la priorità a rinforzare la sicurezza interna, al dissuadere l’aggressione cinese nella regione dell’Indo-Pacifico, a rivitalizzare la base industriale della difesa, e a mantenere il nostro impegno nell’essere buoni Stewards dei soldi dei contribuenti“. Questa dichiarazione, pronunciata da un ufficiale senior della difesa, rinchiude tutti gli obiettivi dell’apparato militare-industriale americano nel Trump II (già identificati da Biden e ancora prima da Obama con il “Pivot to Asia”) e per il futuro prossimo.
Per raggiungere questi obiettivi, il nuovo budget della difesa a stelle e strisce punterà ad una serie di allocazioni verso una serie di programmi già in via di sviluppo al DoD. Fra queste vi sono: $25 miliardi di dollari per il sistema missilistico Golden Dome, $60 miliardi per la modernizzazione della triade nucleare statunitense, e 15 miliardi nella cyber sicurezza. Sono previsti inoltre dei tagli significativi alle spese della difesa. L’intera flotta di aerei da supporto ravvicinato A-10 verrà pensionata anticipatamente; il programma l’aereo E-7 Wedgetail di preallarme e controllo verrà cancellato; e l’acquisto programmato di caccia F-35 passerà da 74 a 47.
Un caso interessante che rivela tuttavia i potenziali deficit strutturali dell’apparato industriale americano, è rappresentato dal caccia F-47. Risultato del programma dell’Aeronautica NGAD (Next Generation Air Dominance), il nuovo budget prevede un allocazione di $3.5 miliardi di dollari di investimento, e avrà la precedenza su un altro programma per un caccia avanzato di 6° generazione, l’ F/A-XX della Marina, che verrà essenzialmente accantonato. Dietro questa scelta sembra esserci il timore diffuso che il settore industriale americano non sia in grado di costruire due caccia stealth avanzati simultaneamente.
“Non si bada a spese“. È difficile non pensare al motto dello scienziato John Hammond di Jurassic Park quando si parla dei piani di bilancio del Pentagono negli ultimi 25 anni. Dal 2001, cioè dall’inizio della Guerra al terrorismo, il budget della difesa statunitense è in costante aumento, attualmente rappresenta il 3.4% del PIL americano. Siamo ancora lontani dai picchi del 10% raggiunti durante la Guerra Fredda, ma le nuove sfide per mantenere l’egemonia globale nel 21° Secolo porteranno Washington ad investire sempre di più per rinforzare le sue capacità militari.
Fa citazioni a cultura popolare come John Hammond ed il Jurassic Park, non credevo che avrei mai accostato la geopolitica ai dinosauri.
Apice del giornalismo.